Revenge p*rn, la società sportiva licenzia la vittima e protegge il colpevole
Il calciatore della primavera della Roma ha condiviso materiale intimo non consensuale, ma è lei a essere stata licenziata.
“Raccontano di una riunione a Trigoria nella quale un giocatore della Primavera avrebbe confessato tra le lacrime, davanti a diverse persone, di essere stato lui a sottrarre il filmato dal telefonino della ragazza, chiesto in prestito per chiamare il suo procuratore, quindi a farlo girare tra i suoi compagni delle giovanili” questa è la prima ricostruzione che Il Fatto Quotidiano ha fornito.
Il video sarebbe dunque stato rubato dal giovanissimo calciatore e diffuso dallo stesso. Tuttavia, queste immagini private sono arrivate ai vertici dell’amministrazione. La soluzione dei dirigenti è stata però licenziare la donna in questione, la quale lavorava per la società da quasi dieci anni, dunque si trattava di una persona di fiducia.
Ciononostante, il sessismo interiorizzato sembrerebbe aver prevalso. Non solo la vittima ha vissuto un episodio di “revenge porn”, ossia di condivisione non consensuale di materiale pornografico, ma ne ha anche dovuto subire le conseguenze, perdendo il suo lavoro, mentre il responsabile dell’accaduto è rimasto al sicuro, protetto, impiegato.
Quando la differenza di trattamento è stata fatta notare ai vertici dirigenziali della squadra di calcio, ossia della primavera dell’AS Roma, questi hanno provveduto a smentire ogni critica. Molto probabilmente, nei prossimi giorni faranno diffondere un comunicato ufficiale in cui daranno la loro versione della verità. Intanto, una donna è stata licenziata dopo aver subito un abuso.
Il revenge porn: perché è sbagliato chiamarlo così
Secondo alcune intellettuali che si occupano di Gender Studies e, in generale, di questioni transfemministe, “revenge porn” sarebbe una formulazione impropria per riferirsi a episodi del genere. Più correttamente, sarebbe il caso di usare la formula “condivisione non consensuale di materiale intimo”. Il motivo per cui sarebbe più corretto parlarne diversamente è il seguente.
“Revenge” sta a significare “vendetta”. Questo termine implica, dunque, che colui che condivide materiale non consensualmente abbia di base subito un torto di cui vendicarsi. Tendenzialmente, questo pensiero avalla e rinsalda la cultura dello stupro, per cui se un uomo viene lasciato ha diritto di rispondere con il femminicidio.