UniBo, i manifestanti vengono interrotti dal rettore e aggrediti dalla polizia
Studenti e studentesse bolognesi hanno subito aggressioni da parte della polizia. Il rettore aveva impedito agli attivisti di parlare.
Secondo le testimonianze riportate dal gruppo dei Giovani Palestinesi, ciò che il 20 marzo è accaduto nell’ateneo di Bologna è stato un crescendo di prevaricazione da parte delle autorità vigilanti. Il collettivo ha aderito infatti alla mobilitazione Israeli Genocide Week, organizzando dunque un’assemblea durante l’inaugurazione dell’anno accademico.
Ciononostante, stando alle immagini riportate sul web dai cellulari che hanno ripreso l’intervento dell’attivista intenta a esporre le istanze palestinesi all’interno dello spazio del teatro Manzoni, il rettore Molinari ha più volte interrotto la presentazione. L’intervento è stato poi definitivamente bloccato quando l’uomo ha strappato di mano il microfono alla studentessa.
Il comunicato è stato poi trasferito all’esterno dell’edificio. La delegazione di manifestanti che si è riversata all’esterno ha tentato di riprendere il discorso, ma è stata violentemente caricata dalle forze dell’ordine. Nel video che è riportato di seguito, è stato registrato l’inizio dello scontro.
Un poliziotto ha guidato la schiera di celerini contro la barriera disarmata degli attivisti. Secondo la testimonianza del collettivo, il rimprovero sarebbe partito poiché l’intervento avrebbe sforato oltre i 3 minuti concessi. Di seguito, il rettore Molinari avrebbe anche sottolineato la sua solidarietà nel concedere lo spazio di dialogo.
La Israeli Genocide Week
Le organizzazioni e associazioni a favore della liberazione della Palestina hanno organizzato la cosiddetta “Israeli Genocide Week”. Si tratta di un appuntamento fisso durante il weekend nelle principali zone calde delle città. Ad esempio, a Napoli si terrà domani nell’università Federico II, aula DSU4, verso le 16.30. Gli eventi organizzati si terranno entro il 22 marzo.
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Le istanze dei giovani studenti coincidono con quelle di tutti gli attivisti a favore della Palestina: viene auspicata la fine dell’apartheid nella zona di guerra attuale, dove il conteggio delle vittime palestinesi si aggira ormai intorno alle 31.000 anime. I numeri sono in continua crescita, tant’è che la protesta si sta spargendo a macchia d’olio anche in contesti in cui precedentemente il consenso era tiepido.