Ancora Terra dei fuochi: nuove proteste della popolazione
La perdurante questione dei rifiuti e le conseguenze sulla Terra dei fuochi
Quello dei rifiuti è un problema perdurante e pressante nel meridione d’Italia. Tra gli anni 90 e inizio anni Duemila lo scandalo provocato dalla scoperta delle attività illecite della camorra nella penisola ha sconvolto il territorio. Le mafie locali a quanto pare accettavano grossi carichi di rifiuti speciali, comprensivi di veleni, pesticidi, amianto e residui industriali e li sversava dietro pagamento nei territori campani. Nello specifico tutto veniva seppellito illegalmente nei terreni coltivati e spesso venivano organizzati anche roghi di fortuna per rendere maggiormente “capienti” gli spazi a disposizione.
Una tale capillare azione sul territorio campano ha reso le terre incoltivabili e ha diffuso a migliaia i casi di tumori nelle persone e malformazioni negli animali da allevamento. A distanza di anni, dopo lunghe indagini e processi, arriva una sentenza che fa storcere il naso a molti.
La decisione della Corte di Cassazione e le proteste
La revoca della confisca di oltre 200 milioni di euro di beni, precedentemente assegnati ai fratelli Pellini condannati per un disastro ambientale nell’area di Acerra, nota appunto per essere parte dell’area della terra dei fuochi, ha suscitato forti proteste. La Corte di Cassazione ha infatti annullato il decreto emanato dalla Corte di appello di Napoli, stabilendo che i beni debbano essere restituiti a Giovanni Cuomo e Salvatore Pellini.
Associazioni e attivisti impegnati per la legalità sul territorio hanno espresso indignazione, definendo la decisione una ferita aperta nel cuore. Tra le ong impegnate in tale senso spiccano Libera e Legambiente, che hanno criticato aspramente la sentenza. Anche in Parlamento non sono mancati i dissensi e in effetti il deputato di M5s Cafiero De Raho ha sollecitato una rapida e puntuale spiegazione dal ministro della Giustizia. Tuttavia, tale richiesta non è stata gradita dalle frange di destra che l’hanno contestata, considerandolo un tentativo di interferire con l’indipendenza della magistratura.
L’ex ministro dell’Ambiente Sergio Costa ha denunciato il fatto, esprimendo la necessità di indagini per assicurare che ogni aspetto oscuro venga esaminato attentamente. Le associazioni come Libera e Legambiente hanno sottolineato l’importanza di garantire giustizia e trasparenza in una vicenda che ha profondamente colpito le comunità coinvolte.
L’azione delle organizzazioni sul territorio
Risulta molto importante in questo contesto l’azione delle associazioni no profit, che da anni si spendono per il territorio e promuovono iniziative per migliorare e rivalutare la terra dei fuochi. Nello specifico mentre Legambiente si concentra sulle questioni appunto ambientali, Libera è invece impegnata nella gestione e risistemazione dei beni immobili confiscati alle mafie.