Sei una schiappa nei picchiaduro? Non è colpa tua | Lo studio tech sul framerate
Secondo uno studio scientifico, gli fps non vengono percepiti da tutti allo stesso modo. Questo spiegherebbe le differenti skill tra i player.
I videogiochi, che siano su piattaforma pc o su console Sony o addirittura Microsoft Xbox, si sono sviluppati di gran lunga negli ultimi anni. Adesso, per quel che riguarda la Playstation, è possibile scegliere gioco per gioco in che modalità si preferisce esperire di quel prodotto: risoluzione o prestazioni.
Per quel che riguarda la risoluzione, questa modalità offre maggiore attenzione alle qualità grafiche del videogioco: ray tracing, illuminazione e potenza visiva; mentre con le prestazioni si fa più affidamento alla potenza di elaborazione dei frame: 60 fps, ossia 60 frame per secondo. Quest’ultima modalità garantisce una certa fluidità dell’immagine.
Proprio per questo motivo, gli hardcore gamer, ossia coloro che giocano competitivo alcuni titoli da free to play a modalità online di alcuni giochi, preferiscono utilizzare questa modalità che garantisce una maggiore fluidità del video. In questo modo, i giocatori risultano più veloci e perciò riescono a portare a casa la vittoria in alcuni match.
La tendenza a prediligere le prestazioni in luogo della risoluzione è stato a lungo argomento di dibattito: in molti hanno sostenuto che la scelta è impietosa, poiché al netto di una spesa così ingente per la propria postazione gioco, non si dovrebbe rinunciare a nessuna delle due opzioni. Al momento, il dissidio potrebbe risolverlo solo la Ps5 Pro, che arriverà a 8k di risoluzione.
Il framerate e lo studio del Trinity College
Il Trinity College Dublin ha pubblicato un nuovo studio su Plos One. Secondo questo studio, non tutti sarebbero in grado di vedere alla stessa maniera i frame per secondo. Questo studio ha dunque posto una base scientifica solida sulla diversa e presunta esperienza di gioco di ciascun player. Nello specifico, la nota ufficiale si è espressa in modo chiaro.
“Crediamo che le persone che riconoscono lo sfarfallio della luce a tassi più elevati abbiano sostanzialmente più informazioni visive per intervallo di tempo rispetto alle altre. Le differenze individuali nella velocità di percezione potrebbero diventare più evidenti in situazioni ad alta velocità in cui potrebbe essere necessario riconoscere o seguire oggetti dai movimenti rapidi, come negli sport incentrati su un pallone o nelle situazioni in cui le schermate cambiano velocemente come in un videogioco competitivo” sono state le parole di Haarlem e Mitchell.
I cervelli sono tutti diversi
Queste affermazioni, suffragate da dati scientifici non riportati finora in questo scritto, giustificherebbero dunque molti player a essere delle vere schiappe.
Infatti, molti gamer non sembrerebbero essere troppo avvezzi a giocare a videogiochi competitivi, come ad esempio i picchiaduro come Mortal Kombat o gli sparatutto free to play come Overwatch o Fortnite. Il motivo potrebbe essere dunque questo: ognuno ha un cervello che elabora diversamente le informazioni visive, tra cui gli fps.