Caso Santanchè, la mozione di sfiducia è stata respinta ufficialmente
Ieri il parlamento ha votato ufficialmente in merito alla mozione di sfiducia di Daniela Santanchè. Dopo aver graziato Salvini, è il suo turno ora.
La Camera dei deputati ha votato ieri e respinto la mozione di sfiducia presentata nei confronti della ministra del Turismo, Daniela Santanché, con una schiacciante maggioranza di voti contrari. La decisione, che ha visto 213 voti contrari, 121 a favore e 3 astenuti, ha suscitato reazioni accese da entrambi gli schieramenti politici.
Il voto è giunto dopo giorni di polemiche e imbarazzanti interviste tenute dai due accusati, ma la maggioranza del governo di Giorgia Meloni ha dimostrato una certa compattezza, non solo verso la ministra del Turismo. Il caso che ha portato alla mozione di sfiducia ruota attorno all’indagine per truffa all’INPS nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Milano sulla cassa integrazione Covid della società Visibilia.
Nonostante le accuse e le tensioni, la ministra non si è presentata in Parlamento durante la discussione, lasciando spazio a una serie di critiche da parte dell’opposizione. Nello specifico, ha parlato Giuseppe Conte, leader dei 5 Stelle e recentemente ospite di Breaking Italy con Alessandro Masala.
L’ex premier dei tempi della pandemia, Conte, ha sollevato la questione dell’integrità delle istituzioni. Ha infatti criticato la coesione del centrodestra nel proteggere i propri membri, indipendentemente dalle accuse che gravano su di loro. Tale comportamento, secondo Conte, ha deluso i cittadini e deluderà la fiducia di costoro.
L’incoerenza della maggioranza
Il dibattito in Aula è stato acceso, con il Movimento 5 Stelle e altre opposizioni che hanno sollevato pesanti critiche nei confronti della ministra Santanché, sottolineando la presunta incoerenza nel difendere un membro del governo accusato di gravi reati mentre si rifiuta il sostegno a programmi come il reddito di cittadinanza. Non solo: in più occasioni, in passato, Giorgia Meloni ha chiesto le dimissioni di personaggi politici accusati di reati meno gravi.
Dall’altra parte, la maggioranza ha difeso la ministra, sottolineando la cosiddetta presunzione d’innocenza e richiamando il garantismo come principio fondamentale. La problematica sul garantismo, che molti in generale hanno ritenuto giustissima, smette di avere un suo peso etico e morale nel momento in cui, lo stesso garantismo, non viene applicato in situazioni che non riguardano i membri della maggioranza.