Mondo nerd, si afferma il fenomeno del gatekeeping | Che cos’è e come combatterlo
Che cos’è il gatekeeping? Perché si sta affermando nel mondo videoludico e come è possibile scacciarlo?
Il gatekeeping è il fenomeno per cui una nicchia desidera che il sapere o le conoscenze di quel dato gruppo restino pure, non condivise con membri esterni. Questo è il presupposto di atteggiamenti discriminatori e in qualche modo che giustifichino il bullismo, se non addirittura, lo alimentino.
All’interno del mondo videoludico, questo atteggiamento si sta sempre più affermando, andando di pari passo con la democratizzazione del videogioco: quanto più vengono lanciati giochi sul mercato fatti per casual gamer, tanto più sembrerebbe rafforzarsi il fenomeno del gatekeeping.
Infatti, molti player di community tossiche non vedono di buon occhio coloro che si avvicinano al mondo del gaming, non avendo dunque delle skill che loro hanno sviluppato in più anni di esperienza. Questo sentore si trasforma dunque in odio e biasimo nei confronti del novizio, come se non avesse diritto a esperire il gioco.
Questa tendenza genera spesso commenti di odio e frustrazione, soprattutto rivolti ad alcune ragazze gamer che si definiscono tali sui social. I gatekeeper, ossia i bulli della cultura nerd del videogioco, sembrerebbero aver dimenticato cosa significasse essere esclusi e ascritti ai “loser”.
I principali obiettivi polemici dei gatekeeper
Ai gatekeeper non piacciono i giochi di massa. Anzi, denigrano il gioco alla portata di tutti, convinti che la bellezza di un’opera corrisponda a una complessità di gameplay e di frustrati tentativi per superare i livelli. Praticamente, molti gatekeeper mettono su un piedistallo la sola complessità dei soulslike.
Ma un’opera è bella solo in quanto complessa? Chiaramente la risposta è no. Soprattutto, è importante capire che il videogioco non dovrebbe essere elitario o divisivo, dovrebbe in realtà alimentare le relazioni e il bello delle community. Dovrebbe incentivare la socialità.
Community tossiche
Alcuni videogiocatori hanno superato il gatekeeping andando a sfociare però nel razzismo e nell’omofobia pure e semplice. Infatti, quando è uscito The Last of Us parte 2, alcuni gamer maschi hanno avuto da ridire sulla caratterizzazione del personaggio Ellie.
Per loro non era giusto interpretare una donna lesbica, soprattutto se poi la sua nemica è una donna forte, con dei muscoli poderosi e prorompenti. Nel 2020, anno dell’uscita, una grande ondata di Dunning-Krueger ha investito la comunità videoludica: tutti credevano di saperne di più di chi, come Neil Druckmann, fa questo di mestiere.