Iran mantiene la parola: controattacco su Israele | Dimostrazione o escalation?
L’Iran ha mantenuto la parola: il controattacco sferrato ai danni di Israele è stata una dimostrazione o l’inizio di un’escalation?
Sabato sera, secondo il fuso orario italiano, l’Iran ha attaccato con droni, missili terra-aria e altro armamentario proprio su Israele. Questo attacco è in realtà una risposta a un precedente attentato ordito dallo stato del popolo eletto: qualche settimana fa, infatti, Israele aveva lanciato missili sull’ambasciata iraniana in Siria, provocando la morte di civili e 7 operatori umanitari.
A questo accadimento, avvenuto durante un raid aereo, Netanyahu aveva risposto si fosse trattato di un incidente. Nemmeno gli USA, da sempre complici dell’Idf, nonché primi finanziatori, hanno creduto sulla parola alla versione dei fatti di Israele, chiedendo difatti dei chiarimenti sulle dinamiche dell’accaduto.
Al raid sull’ambasciata, l’Iran ha da subito risposto pubblicamente e ufficialmente che le azioni di Israele non sarebbero rimaste senza risposta. Così, sabato, la dimostrazione è avvenuta: pioggia di missili sullo stato ebraico, nonché la pronta risposta di Netanyahu presso le Nazioni Unite. Lì ha chiesto infatti di condannare l’Iran.
Ciononostante, l’Iran ha agito con astuzia da un punto di vista politico, poiché il suo attacco era una mera dimostrazione che non ha fatto troppi danni. Per questo motivo, ha depositato all’Ue una dichiarazione ufficiale che giustifichi il proprio gesto come una comprovata azione di difesa, commisurata al danno. E così è stato giudicato.
Guerra mondiale o dimostrazione?
L’Iran non ha avuto l’intenzione di innescare una guerra, innanzitutto perché non è stato questo stato a “cominciare”, bensì a rispondere alle provocazioni, anche piuttosto gravose, mosse da Israele in Siria. Gli Stati Uniti hanno già avvertito che, qualora Israele decidesse di entrare in guerra anche con l’Iran, non scenderebbero al suo fianco.
Per questo motivo, Netanyahu ha iniziato a chiedere insistentemente che l’Iran venisse punita dall’Onu e dall’Ue, ma ciò non è avvenuto. Il primo ministro israeliano sta sempre più isolandosi, a causa della gestione guerrafondaia delle sue azioni politiche. Israele ha adesso due opzioni: rispondere con forza all’attacco iraniano, innescando la miccia della guerra, a cui l’Iran è pronto; oppure lasciare che la dimostrazione resti tale e senza risposta.