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Dubai, non è stato il cloud seeding a sommergerla nelle acque

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Pioggia e crisi a Dubai  (Fonte: Depositphotos) – Cronacalive.it

Smentite le notizie relative al cloud seeding: la crisi di Dubai ha una matrice più profonda.

Le piogge torrenziali degli ultimi giorni hanno trasformato Dubai in una città sommersa, con auto abbandonate in mezzo a delle strade, persone impaurite e aerei impossibilitati ad atterrare. Questo evento straordinario ha destato inquietudine e ha sollevato interrogativi sulla responsabilità di tali disastri.

I social media hanno evocato immagini sensazionalistiche come al solito, mentre i giornali online hanno rapidamente puntato il dito contro il programma di inseminazione delle nuvole (cloud seeding) degli Emirati Arabi Uniti: il cloud seeding è una pratica volta ad aumentare le precipitazioni spruzzando particelle di sale nelle tempeste in arrivo. Non è noto quale sia l’impatto ambientale di questa pratica.

Tuttavia, attribuire le inondazioni esclusivamente a questa tecnica è un’affermazione troppo semplicistica. Mentre è vero che gli Emirati Arabi Uniti abbiano condotto regolarmente missioni di cloud seeding, le prove che questa pratica abbia causato le recenti inondazioni sono scarse.

Gli esperti sottolineano che il cloud seeding può al massimo aumentare le precipitazioni del 25% all’anno e che non è in grado di produrre pioggia dal nulla. Inoltre, le operazioni di inseminazione delle nuvole sono generalmente condotte lontano dalle aree urbane come Dubai, riducendo ulteriormente la probabilità che abbiano causato le inondazioni in città.

Le vere cause delle inondazioni

Stando alle prime informazioni, le inondazioni sarebbero state il risultato di una combinazione di variabili, tra cui l’impreparazione infrastrutturale di Dubai per gestire le precipitazioni improvvise e il cambiamento climatico che ha portato a tempeste più violente in tutto il mondo. Nella fattispecie, si tratta dell’espansione rapida della città, con poca attenzione dedicata alle infrastrutture di drenaggio e alle aree verdi per assorbire le piogge.

Invece di colpevolizzare esclusivamente il cloud seeding, bisognerebbe guardare alle cause più profonde delle inondazioni e lavorare per migliorare la resilienza delle città alle calamità naturali, esattamente come ha fatto il Giappone per prevenire le conseguenze catastrofiche dei sismi: investendo dunque in infrastrutture di drenaggio, in progetti di adattamento al cambiamento climatico, operare un percorso di transizione ecologica sicura.